Scegliere un simbolo che ci rappresenti può essere difficile.
In tutte le culture antiche e moderne ci sono innumerevoli immagini e forme che assumono significati profondi e appunto simbolici, dei “condensati” di informazioni.
Alcuni simboli sono noti a tutti, altri solo da un gruppo segreto (Massoneria, per esempio).
Il loro significato può cambiare a seconda del contesto culturale.
Pensiamo alle stelle dipinte dai primi uomini sulle pareti delle caverne umide e buie, arriviamo ad oggi, alle icone dell’informatica, al grande successo delle “emoticons”, che non sono solo caratteri ma esprimono stati d’animo e concetti.
Il glifo dei segni zodiacali racconta con chiarezza e precisione le caratteristiche e le tendenze di ogni singolo segno. Leggerlo è il primo passo verso la comprensione e può rispondere in modo preciso e puntuale alla domanda: chi sono io?
L’interpretazione e la lettura dei Tarocchi si fondano sul simbolismo; dimentica ciarlatani e truffatori che utilizzano le carte per abbindolare, i Tarocchi sono uno strumento saggio e antico che può aiutare a individuare quale strada è meglio percorrere e cosa si sta “muovendo” nella tua vita; lo fa grazie alle immagini, ai numeri e ai simboli.
I segni sono informazioni, i simboli qualcosa di più, immagini che aprono porte e che parlano alla nostra mente più profonda, non dimentichiamo che il subconscio gestisce il 97% della nostra vita.
Esaminiamo il fior di loto, un simbolo che amo particolarmente e che ho scelto come logo di Monili+.
In sanscrito è Padma ma anche Pankaja, nato dal fango: il loto ha le radici nelle acque stagnanti e torbide, il bocciolo pian piano si apre sulla superficie dell’acqua, splendido e profumato, seguendo il sole in una danza elegante.
Osho sosteneva che il loto rappresenta la capacità di stare nel mondo senza farsi contaminare, il fango si trasforma nel fiore più bello e fragrante che questo pianeta conosca.
Ogni chakra, i centri energetici su cui si basa tra l’altro la fisiologia dello yoga (ne ho parlato qui), ha come simbolo un fiore di loto con numero diverso di petali. In questo caso il loto rappresenta l’apertura della coscienza individuale sempre più ampia: 6, 10, 12, 16, 20, fino ad arrivare ai mille petali del settimo chakra, la massima apertura spirituale.
Il Buddha risvegliato, Shakyamuni, siede sul trono del loto, la sua natura è incontaminata.
L’Avalokiteshvara, il Bodhisattva della compassione nel buddismo Mahayana, è seduto a gambe incrociate in padmasana (la posizione del loto, l’asana madre dello yoga); nella mano ha un fiore di loto ed è colui che ha donato il mantra “om mane padme hum”, il gioiello, cioè la coscienza illuminata, del loto.
L’Avalokiteshvara era pronto per entrare nell’estinzione finale, ma, mosso a compassione dalle sofferenze degli uomini, rinunciò al Nirvana, come un pastore incapace di lasciare il suo gregge.
Il Dalai Lama è una sua incarnazione.
Mi piace pensare al fior di loto come a un simbolo di risveglio e chiarezza (vedi qui il bracciale che ho realizzato).
Quando ci rendiamo conto che, anche se nel fango, possiamo salire in superficie e aprirci alla luce, siamo in grado di percepire il nostro sè autentico e diveniamo consapevoli della nostra natura divina.
Meister Eckart ha scritto “quando l’anima desidera sperimentare qualcosa proietta davanti a se un’immagine dell’esperienza per poi entrare dento di essa”.
Il mio personale invito, per la ricerca di un simbolo che ci rappresenti, è di spostare l’attenzione a un piano meno razionale e immergersi nella meditazione e contemplazione; in questo stato non è raro che appaiano simboli e colori che possono assumere significati diversi da quelli codificati.
Quando la mente si calma cominciamo a percepire l’ampiezza del nostro essere, a vederci realmente, a comprendere che al di fuori di noi non c’è niente in grado di darci ciò che cerchiamo, come dice Byron Katie.
I simboli, immagini che parlano al nostro inconscio, attivano la nostra grande e immensa conoscenza e forza interiore.