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L’astrologia vedica è conosciuta come astrologia hindu o indiana, il suo nome autentico è jotysha (jotish), una parola sanscrita che significa luce, corpo e scienza di luce.

Sappiamo che è un termine molto antico e che era una disciplina utilizzata per il computo del tempo, stabilire momenti propizi per compiere cerimonie e rituali.

L’astrologia vedica, ma anche quella occidentale, utilizza l’astronomia, cioè lo studio del cielo oltre l’atmosfera terrestre, per stabilire quali effetti i corpi celesti hanno sulla nostra vita.

La tradizione indiana oltre a studiare la carta natale, calcola cicli temporali lunghissimi che sono suddivisi in periodi chiamati yuga, che possono essere ascendenti o discendenti.

In questo momento ci troviamo nel  kali yuga, il periodo finale di un ciclo discendente, di involuzione (kali è l’oscuro).

Si presume che l’astrologia vedica sia il risultato della fusione tra l’antica tradizione indiana e il sistema astrologico greco, da cui deriva anche la nostra astrologia occidentale.

Vi sono infatti similitudini sia per quanto riguarda i segni, che in entrambe le discipline sono 12, che i pianeti.

Sappiamo anche che l’antica popolazione dei Mittani, scrivevano in sanscrito e adoravano divinità vediche, entrò in contatto con il faraone Akhenaton e con gli Egizi, grandi conoscitori del cielo e dei movimenti celestiali.

Oggi gli astrologi in India, i pandit, sono molto importanti e vengono consultati frequentemente:

  • per scegliere il nome con cui chiamare i figli,
  • per assicurarsi il successo,
  • per decidere quando sposarsi, e anche con chi,
  • per calcolare il momento propizio per iniziare un’attività,
  • per definire in quale ciclo ci si trova anche e soprattutto relativamente al karma.

Queste, a grandi linee, le caratteristiche dello Jotish:

  • è focalizzato sulle stelle delle costellazioni,
  • ha un sistema molto complesso di case lunari (27 nakshastras),
  • gli aspetti della luna e in particolare dei nodi lunari sono molto rilevanti,
  • riconosce la precessione degli equinozi, quindi le date dei segni sono differenti rispetto all’astrologia occidentale,
  • ha un particolare e complesso sistema di predizione e interpretazione,
  • utilizza solo i 7 pianeti visibili ad occhio nudo,
  • viene descritto nel vedanta jotysha e nei purana,
  • il sistema planetario, dasham, è più avanzato rispetto all’astrologia occidentale,
  • studia il sanchit karma, il karma delle vite passate e ne descrive gli effetti nella vita attuale (doshas, da non confondere con i doshas dell’Ayurveda).

A differenza della tradizione occidentale, che usa lo zodiaco tropicale, l’astrologia vedica utilizza lo zodiaco siderale, Nirayana.

Queste sono le date dei segni, rashis, secondo l’astrologia vedica:

  • Ariete 14/4 – 15/5
  • Toro 15/5 – 15/6
  • Gemelli 15/6 – 16/7
  • Cancro 16/7 – 17/8
  • Leone 17/8 – 17/9
  • Vergine 17/9 – 17/10
  • Bilancia 17/10 – 16/11
  • Scorpione 16/11 – 16/12
  • Sagittario 16/12 – 14/01
  • Capricorno 14/01 – 13/02
  • Acquario 13/02 – 14/03
  • Pesci 14/03 – 14/04

(le date possono variare a seconda degli anni).

Ad ogni segno corrisponde un elemento (fuoco, terra, aria e acqua) ed è governato da un pianeta.

Nelle antiche scritture vediche si legge che Vishnu si è incarnato in 9 Navagrahas per distruggere le forze del male e sostenere quelle del bene.

I nove Navagrahas, corpi celesti, sono:

  • Sole
  • Luna
  • Mercurio
  • Marte
  • Venere
  • Giove
  • Saturno
  • Rahu (nodo lunare nord)
  • Ketu (nodo lunare sud.

Nel tema natale i pianeti, a seconda della loro posizione, definiscono per esempio i tratti caratteriali, mentre nella vita di tutti i giorni ci influenzano a seconda della nostra particolare “frequenza spirituale”.

Il grande Maharishi sosteneva che i pianeti ci condizionano perché siamo ancora avvolti nel velo di maya, più siamo evoluti spiritualmente meno subiamo il loro effetto.

Rahu e Ketu non hanno una massa fisica, non sono pianeti; rappresentano il punto di intersezione tra le orbite lunari e solari, dove avvengono le eclissi.

Sono particolarmente importanti nell’astrologia vedica perché rappresentano il karma non risolto, le ombre inconsce e i conflitti, ma anche la possibilità di crescere spiritualmente.

Per mitigare gli influssi negativi dei pianeti gli indiani e tutte le popolazioni del sud est asiatico indossano il Navaratna (nava è nove, ratna è pietra), un amuleto realizzato con le nove pietre che corrispondono ai Navagrahas: 5 maharatna (pietre particolarmente preziose) e 4 uparatna.

Il Navaratna è quindi composto da:

  • Rubino, per il sole
  • Perla, per la luna
  • Smeraldo, per Mercurio
  • Diamante, per Venere,
  • Corallo, per Marte
  • Topazio giallo, per Giove
  • Zaffiro, per Saturno
  • Granato, per Rahu
  • Occhio di tigre, per Ketu

E’ un amuleto molto esoterico, popolare e diffuso; il Navaratna è adatto a tutti e può essere indossato anche senza consultare un astrologo, è molto consigliato anche nell’Ayurveda.

Secondo il kriya yoga abbiamo 12 lezioni karmiche importanti da imparare e queste lezioni sono simboleggiate dalla struttura astrologica.

Le pietre del Navaratna vibrano con i piani energetici corrispondenti ai pianeti.

  • Il sole è il nostro sè
  • la luna è il nostro corpo emozionale
  • Saturno é la terra quindi la stabilità.
  • Giove é l’acqua quindi le emozioni.
  • Marte é il fuoco quindi l’entusiasmo
  • Venere é l’aria quindi l’intelletto
  • Mercurio é  l’etere quindi la memoria.

Sono concetti abbastanza assimilabili all’astrologia occidentale specialmente quella più umanistica ed evolutiva.

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