Il rosario cristiano risale ai primi secoli del cristianesimo ed è una forma di preghiera molto diffusa.
Cenni storici
Secondo la tradizione i monaci, solitamente, recitavano un numero specifico di preghiere tra cui il Padre Nostro o l’Ave Maria, ma fu solo nel 1214 quando a San Domenico di Guzman, fondatore dei dominicani, apparve la Vergine che gli affidò un rosario che si diffuse anche tra i fedeli cattolici e divenne una forma popolare di preghiera.
All’inizio il rosario consisteva nella recita di 150 Ave Maria, 150 è il numero di Salmi del Salterio.
Nel 1569 Papa Pio V ridusse il numero di Ave Maria a 50, divisi in gruppi da 10, noti come “decine”, con l’aggiunta del Gloria al Padre, tra ogni decina.
La pratica
La pratica del rosario non è solo la ripetizione di preghiere ma anche una meditazione sui misteri della vita di Gesù e di Maria come l’Annunciazione, la Nascita, la Passione, la Morte e la Risurrezione.
Il rosario si recita utilizzando la “corona” che è composta da 5 decine di grani (prima si recita il Padre Nostro e poi le 10 Ave Maria), intervallati da un grano (Gloria al Padre), una crociera centrale che di solito raffigura la Madonna.
All’inizio di ogni decina si recita anche uno dei cinque misteri, diversi a seconda del giorno della settimana: i misteri gaudiosi (lunedì e sabato), i luminosi (giovedì), i dolorosi (martedì e venerdì) e i gloriosi (mercoledì e domenica)
Dopo la crociera centrale ci sono gli ultimi cinque grani (Salve o Regina, Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre e le litanie Lauretane) e la croce finale.
Questo è un esempio generale di come si recita il rosario cristiano, tuttavia, ci possono essere alcune variazioni nelle preghiere e nei misteri a seconda delle tradizioni locali.
E’ interessante notare che il concetto di utilizzare una serie di grani per conteggiare le preghiere si trova anche in altre tradizioni religiose come quella buddista e induista, il japa mala, e nella religione musulmana, il tasbi.
Il rosario dei musulmani ha novantanove grani corrispondenti ai novantanove nomi di Allah mentre quelli induisti e buddisti sono composti da 108 grani o sottomultipli.
Possiamo tranquillamente affermare che la recitazione del rosario è quindi uno strumento di meditazione e contemplazione.
Recenti studi scientifici hanno dimostrato che durante la recita del rosario si abbassano la pressione sanguigna, il battito cardiaco e migliora il ritmo respiratorio portando ad una stato di calma e tranquillità.
Quando si pratica la meditazione e la contemplazione l’atteggiamento mentale è di cruciale importanza; l’obiettivo non è la ripetizione meccanica delle preghiere ma raggiungere una maggiore comprensione spirituale.
Santa Teresa e la meditazione
Santa Teresa d’Avila ci ha insegnato l’importanza della meditazione nella nostra vita spirituale, i suoi scritti incoraggiano a cercare la presenza di Dio nella preghiera e nella contemplazione interiore.
La meditazione, spiega Santa Teresa, è come un giardino segreto dell’anima, un luogo dove ci si ritrova con Dio.
E’ un momento di profonda riflessione, in cui ci immergiamo nella presenza divina e ci apriamo alla sua guida.
Attraverso la meditazione possiamo sperientare la connessione spirituale e il nutrimento interiore che ci rende più vicini a Dio.
Chiunque si sia avvicinato alla preghiera e alla contemplazione attraverso il rosario o abbia meditato con un mala ripetendo dei mantra sa che la meditazione è un’arte che richiede pratica costante e pazienza.
E’ un cammino che percorriamo interiormente e che ci accompagna verso la conoscenza di noi stessi e di Dio.
Sia le filosofie orientali che la religione cristiana incoraggiano la pratica della meditazione e della preghiera come strumenti per raggiungere la connessione con il divino.
Simbologia della croce
La croce ha un simbolismo significativo sia nel cristianesimo che nella mitologia e nell’alchimia, anche se con interpretazioni diverse.
Nel cristianesimo, la croce è il sacrificio volontario di redenzione ed espiazione, viene spesso vista come il mezzo attraverso il quale l’umanità può ottenere la salvezza e la comunione con Dio.
Nella mitologia Odino rimase volontariamente appeso all’Yggdrasil, l’albero della vita, per nove giorni e nove notti, durante i quali gli furono rivelate le rune che poi a sua volta rivelò agli uomini.
Per gli alchimisti la croce era l’immagine del sacrificio volontario di uno stato di coscienza, un simbolo di unione degli opposti, di trasformazione interiore e di ricerca dell’armonia e della perfezione.
È un simbolo complesso che richiama l’aspetto spirituale e mistico della pratica alchemica.
In conclusione, il rosario è un potente strumento di preghiera che ci invita alla contemplazione e alla connessione spirituale.
La meditazione, sia durante il rosario che in altre forme di pratica spirituale, ci offre la possibilità di immergerci in un profondo stato di riflessione interiore.
Attraverso questi strumenti, possiamo sperimentare un’unione più profonda con il divino e trovare la pace interiore che tutti cerchiamo.
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